venerdì 24 febbraio 2012

Uccelli da preda. Salgari moderno (o gran artigianato)


Africa, 1500. Sir Francis Courteney ed il figlio Hal sono due corsari, che per ordine del re Carlo II d'Inghilterra attaccano gli olandesi sui mari. Hal ha 17 ma conosce benissimo la navigazione ha un carisma naturale ed è stato addestrato al combattimento da Aboli, schiavo negro liberato dal padre e quasi un secondo padre per lui. Durante una battaglia, gli inglesi catturano la De Standvastigheid, una nave della Compagnia Olandese delle Indie Orientali: il carico viene requisito ed i notabili a bordo presi in ostaggio. Tra loro, spiccano il Governatore del Capo di Buona Speranza, il grasso e vecchio Petrus van de Velde, la moglie Katinka (giovane, bella, lussuriosa e sadica), ed il colonnello Cornelius Schreuder, spadaccino micidiale.

Vincitori e vinti si spostano ella baia dell'Elefante, una baia naturale sulle coste dell'Africa, sconosciuta ai più, dove Sir Francis nasconde il suo bottino di guerra. Una volta arrivati, Sir Francis ed i suoi marinai respingono l'attacco del Lord Angus Cochran conte di Coumbrae, formale loro alleato ma pronto a tradirli.

Proprio Lord Angus si dirige al Capo di Buona Speranza, possedimento olandese. Qui incontra in maniera rocambolesca il colonnello Schreuder, da cui apprende la fine della guerra con l'Inghilterra. Grazie alle sue conoscenza ed al supporto del militare, Angus organizza una spedizione contro la base di sir Il pirata ed i suoi compagni vengono processati: sir Hal rifiuta di rivelare l'ubicazione del bottino, e viene torturato a morte. Il figlio Hal ed i pirati bianchi sono condannati ai lavori forzati, mente i neri sono venduti come schiavi.

 Durante gli anni di prigionia, Hal matura: diviene fisicamente e moralmente il capitano de facto della ciurma e conosce il prigioniero Althuda, la cui sorella è fondamentale per la fuga e che in seguito diventerà sua amante.

Hal, gli schiavi liberati ed i pirati attraversano l'Africa, per arrivare via terra alla baia dell'Elefante.
Qui ritrovano Lord Cumbrae e la sua nave, insieme alla Golden Bough, nave da corsa sottratta con l'inganno al legittimo comandante della nave. Hal ed i suoi conquistano la nave e, dopo alcune avventure, fanno rotta verso l'Africa. Il regno cristiano del Prete Gianni in Etiopia è attaccato dai musulmani guidati dal Gran Mogol. Hal si schiererà con il primo, combattendo Cumbrae e Schroeder, alleati dell'Islam.

Questo è Uccelli da preda (Birds of Prey), libro di Wilbur Smith, su cui esistono pareri discordanti.

Per alcuni è un testo fantastico, emozionante, fondamentale. Per altri è una ciofeca, un orrido polpettone che non dice niente di nuovo e meritevole di lettura.

Per me è un page turner, l'ottimo pezzo d'artigianato che si lascia leggere con piacere. E' un Salgari riveduto è corretto, il che non è certo poco. Vero, la trama è piuttosto precotta: l'eroe che deve vendicare il padre, il fido aiutante, la maliarda, il cattivo “di livello”, il cattivo pippone...niente di troppo innovativo, originale o trascendente.

Tuttavia, Smith sa scrivere: la trama fila bene ed il tono grandguignolesco si lega bene alle vicende. In primis è difficile parlare di assedi, massacri e violenze in maniera asettica: un po' di sangue, sesso e sbudellamenti. Inoltre, lo scrittore sente le vicende, l'Africa allo stesso tempo fonte di vita e luogo di morte e questa sua passione si trasmette al lettore.

E poi, il meccanismo funziona. Non è facile essere un bravo artigiano ma Smith è un maestro del campo: non dice niente che non abbia detto (ad esempio) l'Emilio con i suoi pirati della Malesia ma la sa fare. E, come detto, sa aggiungere quel sale (morte+sesso) che il lettore moderno apprezza.
Insomma, il testo scorre bene ed invoglia a continuare la saga dei Courteney. Certo, vi è una componente commerciale (più libri letti=più libri venduti=più soldi), ma credo che ci sia anche la passione e l'interesse dello scrittore verso i personaggi.

Insomma, non sarà un pilastro della letteratura mondiale ma Uccelli da preda è serie B di lusso.



Wilbur Smith, “Uccelli da preda”, Longanesi 1997, 684 pp.




Nessun commento:

Posta un commento