Africa, 1500. Sir Francis
Courteney ed il figlio Hal sono due corsari, che per ordine del re
Carlo II d'Inghilterra attaccano gli olandesi sui mari. Hal ha 17 ma
conosce benissimo la navigazione ha un carisma naturale ed è stato
addestrato al combattimento da Aboli, schiavo negro liberato dal
padre e quasi un secondo padre per lui. Durante una battaglia, gli
inglesi catturano la De Standvastigheid, una nave della Compagnia
Olandese delle Indie Orientali: il carico viene requisito ed i
notabili a bordo presi in ostaggio. Tra loro, spiccano il Governatore
del Capo di Buona Speranza, il grasso e vecchio Petrus van de Velde,
la moglie Katinka (giovane, bella, lussuriosa e sadica), ed il
colonnello Cornelius Schreuder, spadaccino micidiale.
Vincitori e vinti si
spostano ella baia dell'Elefante, una baia naturale sulle coste
dell'Africa, sconosciuta ai più, dove Sir Francis nasconde il suo
bottino di guerra. Una volta arrivati, Sir Francis ed i suoi marinai
respingono l'attacco del Lord Angus Cochran conte di Coumbrae,
formale loro alleato ma pronto a tradirli.
Proprio Lord Angus si
dirige al Capo di Buona Speranza, possedimento olandese. Qui incontra
in maniera rocambolesca il colonnello Schreuder, da cui apprende la
fine della guerra con l'Inghilterra. Grazie alle sue conoscenza ed al
supporto del militare, Angus organizza una spedizione contro la base
di sir Il pirata ed i suoi compagni vengono processati: sir Hal
rifiuta di rivelare l'ubicazione del bottino, e viene torturato a
morte. Il figlio Hal ed i pirati bianchi sono condannati ai lavori
forzati, mente i neri sono venduti come schiavi.
Durante gli anni di
prigionia, Hal matura: diviene fisicamente e moralmente il capitano
de facto della ciurma e conosce il prigioniero Althuda, la cui
sorella è fondamentale per la fuga e che in seguito diventerà sua
amante.
Hal, gli schiavi liberati
ed i pirati attraversano l'Africa, per arrivare via terra alla baia
dell'Elefante.
Qui ritrovano Lord
Cumbrae e la sua nave, insieme alla Golden Bough, nave da corsa
sottratta con l'inganno al legittimo comandante della nave. Hal ed i
suoi conquistano la nave e, dopo alcune avventure, fanno rotta verso
l'Africa. Il regno cristiano del Prete Gianni in Etiopia è
attaccato dai musulmani guidati dal Gran Mogol. Hal si schiererà con
il primo, combattendo Cumbrae e Schroeder, alleati dell'Islam.
Questo è Uccelli da
preda (Birds of Prey), libro di Wilbur
Smith, su cui esistono pareri discordanti.
Per alcuni è un testo
fantastico, emozionante, fondamentale. Per altri è una ciofeca, un
orrido polpettone che non dice niente di nuovo e meritevole di
lettura.
Per me è un page turner, l'ottimo pezzo d'artigianato che si lascia leggere con
piacere. E' un Salgari riveduto è corretto, il che non è
certo poco. Vero, la trama è piuttosto precotta: l'eroe che deve
vendicare il padre, il fido aiutante, la maliarda, il cattivo “di
livello”, il cattivo pippone...niente di troppo innovativo,
originale o trascendente.
Tuttavia, Smith sa
scrivere: la trama fila bene ed il tono grandguignolesco si lega bene
alle vicende. In primis è difficile parlare di assedi, massacri e
violenze in maniera asettica: un po' di sangue, sesso e
sbudellamenti. Inoltre, lo scrittore sente le vicende, l'Africa allo
stesso tempo fonte di vita e luogo di morte e questa sua passione si
trasmette al lettore.
E poi, il meccanismo
funziona. Non è facile essere un bravo artigiano ma Smith è un
maestro del campo: non dice niente che non abbia detto (ad esempio)
l'Emilio con i suoi pirati della Malesia ma la sa fare. E, come
detto, sa aggiungere quel sale (morte+sesso) che il lettore
moderno apprezza.
Insomma, il testo scorre
bene ed invoglia a continuare la saga dei Courteney. Certo, vi è una
componente commerciale (più libri letti=più libri venduti=più
soldi), ma credo che ci sia anche la passione e l'interesse dello
scrittore verso i personaggi.
Insomma, non sarà un
pilastro della letteratura mondiale ma Uccelli da preda è serie B di
lusso.
Wilbur Smith, “Uccelli
da preda”, Longanesi 1997, 684 pp.
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